Violenza Domestica
La violenza domestica (“domestic violence”, DV) o violenza del partner intimo (“intimate partner violence”, IPV) è un serio problema che affligge milioni di persone nel mondo e nel nostro Paese.
Il termine “violenza del partner intimo” descrive l’aggressione fisica, sessuale, psicologica e lo stalking effettuato dall’attuale o da un precedente partner intimo.
Un partner intimo è una persona con cui si ha stabilito una relazione personale che può essere caratterizzata da una o più delle seguenti dimensioni: connessione emotiva, contatto fisico e/o sessuale frequente, identità di coppia, familiarità e conoscenza dell’altro.
L’aggressione psicologica è l’uso della comunicazione verbale e non verbale con l’intento di danneggiare mentalmente o emozionalmente l’altra persona, o di esercitarvi un controllo su di essa. Questo tipo di violenza può includere: aggressione espressiva (es. insulti, umiliazioni), controllo coercitivo (es. limitare gli spostamenti, il denaro, il contatto con amici e parenti, l’eccessivo monitoraggio dell’altro), minaccia di violenza fisica o sessuale, controllo della salute sessuale o riproduttiva (es. rifiuto di impiegare contraccettivi, imporre il mantenimento o l’interruzione di gravidanza o imporre la paternità), sfruttamento delle vulnerabilità della vittima (es. status di immigrato, disabilità), sfruttamento delle vulnerabilità del perpetratore (es. “sono disabile quindi devi fare questo…”), presentazione di false informazioni alla vittima con l’intento di farla dubitare della sua memoria o della sua percezione.
Lo stalking è un pattern di attenzioni o contatti ripetuti e non desiderati dalla vittima che causano paura o preoccupazione per la propria sicurezza o per la sicurezza di qualcun altro.
La violenza fisica è l’uso intenzionale della forza fisica o di armi proprie od improprie al fine di causare morte, disabilità, lesioni o dolore. La violenza fisica include, ma non è limitata al: graffiare, spingere, urtare, lanciare, afferrare con forza, mordere, soffocare, agitare, tirare aggressivamente i capelli, schiaffeggiare, dare pugni, dare calci, colpire, bruciare, attaccare i genitali dell’altro, usare armi o restrizioni mediante oggetti o con il proprio corpo. La violenza fisica include anche il costringere o convincere altre persone a commettere uno qualsiasi degli atti di cui sopra.
Vittime Maschili
La violenza domestica verso le donne è un problema serio ormai riconosciuto, e giustamente molto dibattuto in tempi recenti sia sui mezzi di comunicazione sia fra l’opinione pubblica. Esiste però anche un problema di violenza sugli uomini, che è – come vedremo – essenzialmente analogo come percentuali ma invece molto spesso sconosciuto o ignorato per numerosi motivi.
Ad esempio, nonostante si ritenga che le vittime di violenza domestica che porta alla morte dell’individuo siano maggiormente donne, gli unici dati che supportano questa ipotesi sono quelli degli arresti per omicidio nell’ambito della violenza del partner intimo. Tuttavia, è stato confermato da numerosi studi che esiste un pregiudizio contro gli uomini (a cui viene spesso dato il nome di “sessismo giuridico”) che li porta a ricevere, a parità di circostanze e reato, sentenze più dure, maggiore probabilità di essere arrestati e di essere incarcerati. Starr (2012) ad esempio rivela che gli uomini ricevono pene il 63% più lunghe e hanno il doppio delle possibilità di essere incarcerati se colpevoli rispetto alle donne per lo stesso crimine, mentre Felson & Pare (2007) affermano che l’analisi dei dati del National Violence Against Women Survey suggerisca che “le donne che aggrediscono i loro partner maschi hanno particolarmente più possibilità di evitare l’arresto”.
E’ dunque molto probabile che le assassine e le maltrattanti, per colpa di questo bias, non vengano arrestate quanto i loro corrispettivi maschili, pertanto il numero di vittime maschili è molto più alto di quanto attualmente crediamo e molto più simile alla stima delle vittime femminili di quanto immaginiamo.
Difatti numerosi studi self-report mostrano una simmetria di genere tra uomini e donne vittime di violenza domestica (Dutton, 2010; Pengpid & Peltzer, 2016): aggiungendo a questo ritrovamento il bias del sessismo giuridico nei dati sugli arresti e sulle incarcerazioni, questa conclusione risulta necessariamente come la più plausibile.
E’ altrettanto da scartare l’idea che gli uomini siano violenti nella stessa misura delle donne ma uccidano di più a causa della loro forza maggiore, visto che se così fosse non avremmo studi che mostrano conseguenze simili nella violenza grave (come quello di Felson & Cares, dove si riporta che “l’evidenza osservata contraddice l’idea che la violenza compiuta da partner maschili sia generalmente più grave. In primo luogo, le ferite causate a partner femminili tendono a essere meno gravi di quelle causate a partner maschili; in secondo luogo, la probabilità di partecipazione della vittima alla violenza è la stessa per uomini e donne”) e che evidenziano che le donne, a causa di un’insicurezza dovuta alla minore robustezza, utilizzano maggiormente oggetti e armi proprie o improprie per sopperire alla mancanza di forza fisica e causare il medesimo danno degli uomini, i quali, facendo maggiore affidamento sulla propria potenza muscolare, tendono a usare meno frequentemente oggetti nel causare violenza, ottenendo così una situazione di parità tra i sessi nelle conseguenze lasciate sulla vittima (McLeod [1984], infatti, esaminando 6.200 casi di violenza contro il partner, scoprì che gli uomini usavano armi solo il 25% delle volte mentre le donne le impiegavano ben nell’86% dei casi).
Probabilmente, quindi, le donne violente o assassine, pur provocando conseguenze altrettanto gravi ed essendo presenti in numero simile, non vengono arrestate tanto quanto gli uomini violenti o assassini, il che purtroppo invisibilizza la reale portata del fenomeno e non rende giustizia alle vittime maschili di violenza domestica, il cui numero è ingiustamente sottoriportato.
Vittime LGBT+
Un sondaggio condotto da ArciLesbica Roma, ‘Eva contro Eva’, che ha analizzato la percentuale di vittime lesbiche di violenza domestica (Arcilesbica, 2011), afferma:
“La violenza domestica tra coppie dello stesso sesso si verifica in percentuali simili a quelle della violenza tra coppie eterosessuali”.
Un simile risultato è stato confermato da una review del 2018 pubblicata su Frontiers in Psychology e condotta da alcuni ricercatori del dipartimento di psicologia dell’Università di Torino. Secondo questi ultimi, “nonostante il mito che la violenza del partner intimo (IPV) sia esclusivamente una questione delle relazioni eterosessuali, molti studi hanno rivelato l’esistenza dell’IPV tra le coppie lesbiche e gay, e la sua incidenza è comparabile a, o è più alta di, quella presente tra le coppie eterosessuali.” (Rollè et al., 2018).
Tuttavia, seppur presente, non si parla di violenza domestica in ambito LGBT+ perché, secondo Rollè e colleghi, riconoscere e ammettere l’esistenza di violenza domestica nelle coppie omosessuali potrebbe essere rischioso per la stessa comunità LGBT+.
Si vedano in proposito le strumentalizzazioni che l’omicidio di Luca Varani ha causato contro la comunità LGBT+: la parte più conservatrice del nostro paese e dei giornalisti ha infatti sfruttato la vicenda per diffondere falsità, come l’idea che i gay siano più violenti degli eterosessuali.
Sul piano puramente numerico è poi comprensibile come mai le persone LGBT+, attestandosi tra il 2 e il 6% della popolazione, non vengano viste come in grado di subire violenza domestica, essendo una percentuale interna a quella già piccola del 2% difficilmente individuabile.
In più, i casi di violenza domestica in ambito LGBT+ spesso passano per risse tra amici o conoscenti, e come tali vengono calcolate, anziché come violenza in ambito affettivo.
Ulteriori criticità che si frappongono alla visibilità delle vittime LGBT+ sono il mancato coming out, l’eventuale sieropositività propria o del partner, e la minaccia da parte del partner violento di rivelare l’orientamento sessuale della vittima o il suo stato di salute, o addirittura di contagiarlo. In aggiunta, gli individui LGBT+ possono esperire ulteriori traumi se esposti a omo-bi-transfobia da parte delle forze dell’ordine, cui necessariamente devono rivolgersi per agire sul piano legale.
L’idea che però maggiormente trattiene le vittime LGBT+ dal venire allo scoperto è l’adesione al paradigma di genere. Citando le parole di Dutton (2010), “il paradigma di genere è l’opinione diffusa che la maggior parte della violenza domestica (DV) sia perpetrata da maschi contro femmine (e bambini) al fine di mantenere il patriarcato. Basata sulla sociologia funzionalista, è stata la prospettiva prominente sulla DV in Nord America e in Europa occidentale, influenzando la politica di giustizia penale sulla DV, la comprensione giuridica della DV, la disposizione giuridica dei perpetratori di DV a gruppi psicoeducativi, e le decisioni sull’affidamento. Le prove prodotte dalla ricerca contraddicono ciascun principio fondante di questo sistema di credenze […]. Il paradigma di genere è un sistema chiuso, che non risponde ai grandi insiemi di dati di disconferma, e prende una posizione antiscientifica”.
Questa teoria del patriarcato nell’ambito della violenza domestica, come spiegato anche dal paper di Rollè e colleghi, fa sì che la violenza domestica in coppie lesbiche venga spesso scartata come impossibile (vista l’incongruenza dovuta all’assenza di un uomo nell’equazione) o impropriamente spiegata con l’interiorizzazione tra le donne lesbiche di misoginia e omofobia, che sarebbe proiettata sulle partner in quanto donne e in quanto omosessuali.
Chiaramente una simile ipotesi risulta a dir poco forzata.
Riferimenti Bibliografici
Starr, Sonja B. Estimating Gender Disparities in Federal Criminal Cases. University of Michigan Law and Economics Research Paper, No. 12-018 (August 29, 2012).
Felson, R.B., Pare, P. Does the criminal justice system treat domestic violence and sexual offenders leniently? Justice Quarterly (2007), 24, 435-459.
Dutton, Donald G. The Gender Paradigm and the Architecture of Anti-science. Partner Abuse (2010), 1(1), 5-25.
Supa Pengpid, Karl Peltzer. Intimate Partner Violence Victimization and Associated Factors among Male and Female University Students in 22 Countries in Africa, Asia and the Americas. Afr. J Reprod Health 2016; 20[1]: 29-39.
Felson, R.B. & Cares, A.C. Gender and the Seriousness of Assaults on Intimate Partners and Other Victims. Journal of Marriage and Family, Volume 67, Issue 5, pages 1182–1195, December 2005.
McLeod, M. Women against men: An examination of domestic violence based on the analysis of official data and national victimization data. Justice Quarterly (1984), 1(2), 171–193.
Arcilesbica. Eva Contro Eva: I Convegno Sulla Violenza di Genere, 3–17. Arcilesbica Roma, 2011.
Rollè L, Giardina G, Caldarera AM, Gerino E, Brustia P. When Intimate Partner Violence Meets Same Sex Couples: A Review of Same Sex Intimate Partner Violence. Front Psychol. 2018 Aug 21;9:1506.