Esposizione Narrativa
Il costrutto di Esposizione Narrativa trae ispirazione dalla NET (“Narrative Exposure Therapy”) e rappresenta un particolare trattamento per il trauma. Parte dalla consapevolezza che la storia che un individuo racconta a sé stesso sulla propria vita influenza il modo in cui egli percepirà le proprie esperienze e il proprio benessere. I traumi rappresentano dunque delle interferenze all’interno del racconto che la persona fa della propria storia di vita; si tratta di eventi che il soggetto non riesce ad elaborare e ad inserire nella narrazione più grande del proprio vissuto. Dunque, permettere all’individuo di raccontare quello stesso trauma più volte permette alla persona di risignificare l’evento traumatico, di assegnargli cioè un nuovo significato, e di riuscire a inserirne così il ricordo nella sua storia di vita come un evento di crescita o come un efficiente superamento di ostacoli.
A seguito di un trauma, infatti, l’informazione spazio-temporale dell’evento non riesce ad essere correttamente incorporata nella memoria, rendendo molto difficile per l’individuo narrare l’evento traumatico. Questa mancanza di informazioni contestuali porta la persona a mantenere un senso di minaccia costante quando il ricordo si attiva. Ciò avviene perché la persona non è facilmente in grado di fornire un racconto cronologico consistente dell’evento.
Questa impossibilità di narrare l’evento traumatico porta la memoria autobiografica ad essere perturbata, e i traumi non elaborati e integrati ad essere considerabili come vere e proprie “interruzioni” nella narrazione complessiva che l’individuo fa della sua storia di vita. L’Esposizione Narrativa permette invece di elaborare i traumi, dare loro un nuovo significato e integrarli così con successo nella memoria autobiografica del paziente, disattivando in questo modo l’attivazione emotiva perturbante che l’evento traumatico rappresenta.
Il trattamento è costituito difatti dall’esposizione emotiva ai ricordi degli eventi traumatici e alla riorganizzazione di questi stessi ricordi in una narrazione cronologica coerente della propria storia di vita. L’Esposizione Narrativa mira quindi a costruire una rappresentazione autobiografica coerente degli eventi traumatici nel contesto di una narrazione dell’intera vita dell’individuo. Considerata l’alta probabilità che i pazienti possano aver subito più di un evento traumatico, e poiché è abbastanza plausibile che l’intensità di più eventi sia sovrapponibile, ai clienti non viene chiesto “l’evento peggiore”. Piuttosto, vengono invitati a narrare tutti gli eventi stressanti della loro vita in ordine cronologico, dalla nascita fino al momento presente.
È stato infatti dimostrato che gli individui che sono in grado di formare una narrazione coerente di eventi traumatici individuali traggono maggiori benefici dall’esposizione. Ciò suggerisce che, oltre all’abituazione ai ricordi degli eventi traumatici (che resta cruciale), costruire una narrazione significativa dell’evento è altrettanto importante per aiutare il recupero. Infatti, man mano che nella memoria “a caldo” del ricordo traumatico vengono inserite informazioni autobiografiche più contestuali, le reazioni emotive perturbanti come la paura vengono gradualmente inibite, riducendo così i sintomi del Disturbo da Stress Post-Traumatico dove presente.
Le sessioni di Esposizione Narrativa durano di solito da una a due ore, e si verificano idealmente in una stretta successione, preferibilmente con una o più sedute a settimana e con un massimo di due settimane di stacco tra le sessioni.
Nella prima seduta, il paziente crea la “linea di vita”. Si tratta di una rappresentazione fisica della sua vita che egli costruisce impiegando una corda, che inizia alla nascita e finisce ai giorni nostri, con una sezione di corda lasciata srotolata che rappresenta invece il futuro.
Il paziente ripercorre quindi brevemente la propria vita, in ordine cronologico, posizionando un simbolo (ad esempio fiori di diverse forme e dimensioni) sulla linea per rappresentare gli eventi felici, e un simbolo diverso (ad esempio pietre) per gli eventi tristi, negativi o spaventosi. Il ruolo dello psicologo è quello di garantire la corretta cronologia di questi eventi. La linea di vita permette inoltre di stabilire un’indicazione sul numero di sessioni che potrebbero essere necessarie per affrontare tutti gli eventi traumatici (anche se per alcuni eventi potrebbe essere necessario più tempo per discuterne in seduta, e dovranno essere affrontati più in là).
Dopo la prima seduta, le sessioni successive vengono dedicate alla narrazione della vita della persona, in ordine cronologico, con un particolare focus e una specifica attenzione agli eventi traumatici. Gli intervalli di tempo tra gli eventi vengono descritti in breve per contestualizzare gli eventi traumatici all’interno della vita dell’individuo e produrre una narrazione coerente. Quando ci si avvicina a un incidente traumatico, l’attenzione si concentra sulle informazioni contestuali, in primo luogo stabilendo com’era la vita in generale in quel momento (dove viveva la persona, che cosa stava facendo, com’era una giornata tipo) e poi la si restringe via via il più possibile a ciò che è successo quando si è verificato l’evento.
Gli eventi traumatici vengono quindi narrati con grande dettaglio, resistendo delicatamente al tentativo del paziente di affrettarsi o di evitare il coinvolgimento emotivo con il ricordo.
Il paziente poi racconta lentamente la propria esperienza traumatica in ordine cronologico, così come l’ha esperita al tempo. Viene incoraggiato a descriverla con tutte le modalità sensoriali, assieme ai propri pensieri, sensazioni ed emozioni.
Lo scopo dell’Esposizione Narrativa è quello di collegare i ricordi “ancora caldi” dell’evento con le informazioni corrispondenti nella memoria “più fredda”, e quindi il paziente deve essere coinvolto emotivamente nella narrazione ma deve anche tradurre queste esperienze in parole, integrando costantemente le informazioni contestuali.
Contestualmente al progredire della narrazione dell’evento traumatico, vengono osservate e verbalizzate le attuali reazioni fisiche, emotive e cognitive del paziente. Lo psicologo guida continuamente il paziente avanti e indietro tra ciò che sta accadendo al cliente al tempo della narrazione (ovvero nel momento presente) e ciò che è accaduto al tempo dell’evento. Uno degli scopi della terapia è che la persona sia esposta emotivamente al ricordo dell’evento per un tempo sufficiente affinché si verifichi l’abituazione e la sua risposta emotiva al ricordo si riduca nel corso delle sedute. Tuttavia, è improbabile che ciò accada in una singola seduta.
La sessione si conclude in un punto sicuro della narrazione, al termine di un evento traumatico, una volta che lo psicologo si è assicurato che l’arousal del paziente è diminuito e che il suo stato emotivo è migliorato.
Gli eventi del periodo successivo all’incidente traumatico vengono narrati per aiutare il paziente a porre l’episodio nel suo contesto.
La narrazione descritta in seduta viene trascritta dallo psicologo tra le sessioni. Questo fornisce un’opportunità per il professionista di assicurarsi di aver compreso appieno i dettagli e la cronologia degli eventi descritti, dunque evidenzia le parti che, nella storia, non sembrano molto coerenti e che pertanto forse necessitano di ulteriori esplorazioni nella seduta successiva.
All’inizio della sessione seguente, viene letto al paziente il racconto della seduta precedente per garantirne l’accuratezza, esporre nuovamente il paziente ai ricordi dell’evento, sollecitare ulteriori informazioni e favorire l’integrazione dei ricordi nella memoria autobiografica.
Di solito il paziente nota una reazione fisiologica e affettiva ridotta sin dalla prima seduta, sebbene possano essere necessarie diverse sessioni affinché si verifichi l’abituazione nel caso di eventi traumatici gravi.
Al termine della rilettura della narrazione, prima di passare all’episodio traumatico successivo, viene brevemente narrato il periodo che intercorre tra l’evento traumatico precedente e quello seguente.
Anche il successivo evento traumatico verrà poi nuovamente narrato fin nei suoi intricati dettagli, e questo processo continua fino a quando tutti gli eventi stressanti saranno stati narrati e le risposte affettive ai ricordi si saranno affievolite.
A questo punto il paziente e lo psicologo avranno creato una testimonianza scritta della vita della persona dalla nascita al momento presente, con una narrazione dettagliata degli eventi traumatici.
Alla fine del percorso si dedica del tempo a discutere le speranze e le aspirazioni per il futuro, dopodiché tutte le parti coinvolte nell’intervento (paziente e psicologo) firmano la testimonianza completa.
Il paziente ne riceve una copia per i propri archivi privati ed è autorizzato a condividere la propria testimonianza con altri, inclusi avvocati e organizzazioni per i diritti umani se lo desidera.