
Perché l’Ipnosi funziona e i Messaggi Subliminali no?
Ipnosi vs Messaggi Subliminali
In un precedente articolo, ho scritto sui meccanismi dell’ipnosi. L’ipnosi, in seguito all’induzione di uno stato alterato di coscienza, permette di instillare suggestioni che possono colpire l’inconscio e modificare il comportamento dell’individuo.
Questo tipo di meccanismo la porta ad essere spesso associata ai cosiddetti “messaggi subliminali”, ovvero a messaggi nascosti o visibili per tempi infinitamente piccoli che permetterebbero di modificare il comportamento della persona senza che essa ne sia consapevole.
Tuttavia, il funzionamento è esattamente opposto. Nell’ipnosi è l’attenzione della persona, catturata tramite l’induzione operata dalla voce dell’ipnotista, a portare ad un cambiamento nel comportamento dell’individuo; i messaggi subliminali, invece, agirebbero bypassando il filtro dell’attenzione.
Nel caso dell’ipnosi, dunque, perdere l’attenzione della persona ipnotizzata equivale a fallire nel proprio tentativo di suggestionarla, e infatti l’individuo può sempre smettere di ascoltare l’ipnotizzatore e direzionare la propria attenzione altrove per annullarne il potere suggestivo.
Questo dimostra non solo che i messaggi subliminali non siano comparabili al meccanismo di funzionamento dell’ipnosi, ma che addirittura ne rappresentino l’esatto contrario.
E da qui è naturale chiedersi: ma se nell’ipnosi la perdita dell’attenzione coincide con la perdita della suggestione, come fanno i messaggi subliminali a funzionare?
La risposta è semplice: i messaggi subliminali non funzionano.
Meta-Analisi
Una meta-analisi del 1996, infatti, ha dimostrato l’inefficacia dei messaggi subliminali nell’influenzare la decisione dei consumatori nella scelta tra diverse alternative. La meta-analisi ha fornito una prova oggettiva che gli effetti sul processo di selezione o sul comportamento di scelta dei consumatori dei messaggi subliminali nelle pubblicità siano trascurabili.
A differenza delle precedenti review sull’argomento, questa meta-analisi ha riportato sistematicamente anche tutti gli studi che sostenevano che il comportamento di scelta fosse fortemente correlato a stimoli pubblicitari subliminali. L’ipotesi che gli stimoli pubblicitari subliminali producano una conseguenza della scelta diretta è stata quindi valutata statisticamente aggregando le dimensioni degli effetti.
I 23 studi inclusi in questa analisi sono stati selezionati sulla base di una serie di regole predeterminate. Con l’utilizzo delle statistiche pubblicate, sono state calcolate le dimensioni degli effetti. Anche se le dimensioni degli effetti non erano omogenee, la conclusione dopo la rimozione dei valori anomali rimaneva la stessa.
La meta-analisi condotta in questo studio ha portato infatti alla conclusione che la pubblicità subliminale non abbia alcuna influenza sulla decisione del consumatore di scegliere tra le varie alternative. I risultati della meta-analisi indicano infatti che l’effetto sia trascurabile: il coefficiente risultante aveva un valore di r = 0,0585, il che poneva l’efficacia della pubblicità subliminale sul comportamento di scelta allo stesso livello del “rapporto tra l’abuso di alcol e un turno di servizio in Vietnam” (Trappey, 1996).
Perché crediamo nei messaggi subliminali?
Considerato che da decenni gli studi dimostrano che i messaggi subliminali non hanno effetti sul comportamento, perché continuiamo a credere nella loro esistenza? La risposta è nella definizione di “subliminale”.
Spesso, infatti, impieghiamo questa parola come sinonimo di suggestione, ma la suggestione viene passata sotto il vaglio dell’attenzione, a differenza dei messaggi subliminali, perciò non può rientrare nella definizione.
Parte della controversia sulla pubblicità subliminale riguarda infatti l’abuso della parola “subliminale”. In termini psicologici, il “limen” è la soglia dell’attenzione. Pertanto, uno stimolo subliminale, per definizione, è al di sotto del livello di attenzione di un individuo. Tuttavia, spesso i messaggi definiti “subliminali” non sono affatto al di sotto della soglia dell’attenzione.
Ad esempio, spesso numerose società che vendono insegne per i carrelli della spesa affermano che tali insegne agiscano in maniera subliminale. Tuttavia, non c’è nulla di subliminale in questa segnaletica, perché le insegne non sono in alcun modo al di sotto della soglia dell’attenzione. Similmente, vengono erroneamente definite “subliminali” molte pubblicità su internet, sebbene anche in questo caso non siano nascoste o sotto al livello dell’attenzione.
Un altro esempio è l’uso di allusioni, premesse, implicature e insinuazioni nei discorsi, che spesso vengono impiegate nel linguaggio ipnotico. Tuttavia, anche qui non c’è nulla di subliminale o sotto la soglia dell’attenzione, perché nessuno sta cercando di nascondere niente. Con i messaggi subliminali, si cerca di far passare qualcosa al lettore senza che ne sia consapevole. Al contrario, quando ad esempio gli scrittori impiegano un doppio senso, vogliono che il lettore o lo spettatore comprenda entrambi i significati. Il secondo senso non funziona e perde la sua acutezza se il lettore non lo capisce, non lo comprende o non lo percepisce proprio. Dunque non vi è nulla di subliminale in tutto ciò (Broyles, 2006).
Diverso è il discorso con le immagini “nascoste” nelle pubblicità: in quel caso si tratta di autentici messaggi subliminali. Le aziende, infatti, spesso nascondono scritte come “S-E-X” (“sesso” in inglese) nei cubetti di ghiaccio e altre simili immagini o scritte vengono nascoste e seppellite in ulteriori parti del prodotto venduto.
Tuttavia, proprio il suo non essere percettibile all’attenzione le rende completamente inutili. Infatti, se fossero efficaci, sarebbero altrettanto efficaci le percezioni falsate come la pareidolia, ovvero l’illusione percettiva che tende a ricondurre a forme o scritte note oggetti o profili dalla forma casuale.
Difatti, come farebbe il cervello a distinguere tra un messaggio subliminale lasciato volontariamente da un’azienda e l’illusione percettiva di leggere una scritta (che però non esiste) nelle forme di un ciocco di legno?
Eppure, se ciò avvenisse capiremmo tutti che non sarebbe più possibile compiere alcun atto volontario: semplicemente andando in giro per un bosco saremmo presi da istruzioni subliminali provenienti da volti, simboli, segni e scritte inesistenti che opererebbero una casuale ma reale influenza sul nostro comportamento. Fortunatamente non è così, ed è evidente che se fosse altrimenti la vita umana si sarebbe estinta da secoli, se non millenni.
Come notato da Rotfeld (2001): “Certamente, chiunque potrebbe individuare ogni tipo di figure sepolte nelle immagini, ma possiamo trovarle anche nelle nuvole, nel foraggio delle mucche, nell’orizzonte del cielo di Chicago e nei motivi a puntini delle piastrelle acustiche. Questo non significa che le persone mettano intenzionalmente delle figure lì o che le figure inducano le persone ad acquistare prodotti”.
Conclusione
Nel 2006, Broyles ha definitivamente messo la parola fine all’idea che i messaggi subliminali potessero avere un qualche effetto sul comportamento delle persone: infatti, dopo aver revisionato “quasi 50 anni di ricerca sulle pubblicità e sui commenti subliminali”, ha riscontrato come “la letteratura mostrasse ripetutamente” che “nessuna ricerca aveva mostrato un effetto che cambiasse gli atteggiamenti o impattasse sui comportamenti di acquisto” (Broyles, 2006).
Riferimenti Bibliografici:
Trappey, C. (1996). A meta-analysis of consumer choice and subliminal advertising. Psychology & Marketing, 13(5), 517–530.
Broyles, Sheri J. (2006). Subliminal advertising and the perpetual popularity of playing to people’s paranoia. The Journal of Consumer Affairs, 40(2), 392–406.
Rotfeld, Herbert Jack. (2001). Adventures in Misplaced Marketing. Westport, CT: Quorum Books.