psicodramma

Psicodramma

Lo Psicodramma (dal greco ψυχη psyche, anima, e δράμα drama, azione) è un intervento psicologico in cui il mondo interiore del paziente viene messo in scena al fine di poter essere pensato, rielaborato e, nel caso di vissuti traumatici, risolto, permettendone la visione e l’esperienza sia dall’esterno in qualità di spettatore che dall’interno come protagonista.

 

Lo psicodramma è composto da diverse fasi:

– Fase di Riscaldamento: La tecnica nello specifico può cambiare da caso a caso, ma serve sempre a rompere il ghiaccio e a creare un clima di tranquillità e fiducia reciproca. Sebbene per ogni persona possa risultare migliore un approccio diverso, alcuni di quelli più usati sono: uno scambio verbale interno al gruppo; presentarsi a turno; condividere a turno i propri stati d’animo (elicitati da domande come ad esempio: “come state?”) o le proprie problematiche più recenti; parlare a turno di sé, descrivendoci come lo farebbero i nostri genitori, un datore di lavoro o un amico; scrivere o disegnare una frase o un disegno che rappresenti se stessi e spiegarla a turno al gruppo; raccontare a turno un episodio della propria vita che meglio ci rappresenta; presentare a turno al gruppo un colore o un animale che rappresenti il proprio stato d’animo o la propria personalità; giocare assieme (ad esempio passarsi un pallone in cerchio e presentarsi appena lo si riceve).

– Scelta degli Ego-Ausiliari: In questa fase, chi dirige lo psicodramma fa prendere al paziente un tot di persone dal gruppo che fungano da attori (Ego-Ausiliari, appunto). Gli ego-ausiliari simboleggiano le persone che erano presenti in una scena del passato, oppure vengono usati per impersonificare degli stati interni: ad esempio un ego-ausiliario può rappresentare la rabbia, un altro la tristezza, un altro ancora il senso di colpa, e così via. Tra questi ego-ausiliari è necessario che vi sia anche un doppio del paziente.

– Tempo dell’Azione: A questo punto il direttore mette in scena l’episodio e cerca di portare il paziente, che rivivrà così la situazione traumatica, a una catarsi.
Internamente a questa fase avvengono una serie di procedimenti, tra cui:

  • • Doppiaggio: La tecnica del doppio o doppiaggio consiste nel sollecitare un partecipante a dare voce a pensieri ed emozioni di un altro partecipante, in genere ponendosi dietro, mettendo una mano sulla spalla e parlando in prima persona, dando voce a quelle che reputa siano le sue emozioni e dinamiche segrete.
  • • Mirroring: Il protagonista, dopo aver agito una scena, esce dal palcoscenico e osserva la stessa scena interpretata da un altro.
  • • Inversione di ruolo: Mediante questa tecnica si chiede al protagonista di impersonificare, durante la scena, la parte giocata dall’altro, mentre un secondo attore impersonifica il protagonista. L’inversione di ruolo è la tecnica centrale dello psicodramma, e costringe il partecipante a mettersi nei panni dell’altro, e ad osservare i propri vissuti e le proprie azioni da un punto di vista esterno.
  • • Soliloquio: Si chiede a un partecipante di esprimere in forma verbale i pensieri e le emozioni del personaggio che interpreta.
  • • Role-playing: Viene chiesto a una o più persone di interpretare un ruolo assegnato, con un certo grado di libertà.
  • • Utilizzo di un materiale o medium: Per materiale si intende tutto ciò che consente un’attività, ad esempio: fogli e matite colorate, sedie, oggetti, maschere, cuscini, teli, musica. Il medium, o materiale, si può usare al posto di un ego-ausiliario quando si è troppo pochi o la situazione da rappresentare è troppo dolorosa per poter essere espressa da una persona.
  • Amplificazione: Questa tecnica consiste nell’accentuare nel protagonista una specifica emozione (collera, gioia, invidia, noia, odio, vergogna…), in modo da farla emergere ed acuire in un contesto emozionale che appare troppo opaco o indifferenziato. Esistono due differenti modalità di utilizzo dell’amplificazione:
    * la prima consiste nell’accentuare un’emozione già emersa nel protagonista;
    * la seconda, invece, consiste nell’amplificare stimoli esterni in grado di provocare l’emozione attesa.
  • • Tecnica della fotografia: consiste nel mostrare psicodrammaticamente un momento della propria vita riproducendo fedelmente sulla scena il contenuto di una fotografia appartenente all’album di ricordi del paziente.

– Ristrutturazione:
Dopo averla rappresentata come si è effettivamente svolta, si ricrea nuovamente la scena, ma questa volta ristrutturandola come sarebbe dovuta andare, ovvero come il paziente avrebbe voluto che andasse. Tutto ciò va eseguito però sempre restando nell’ambito del realistico, o, qualora ciò non fosse possibile, facendo rendere conto al paziente che quella che si sta ristrutturando non è la persona esterna ma la sua interiorizzazione della persona (ad esempio la propria madre interna, ovvero l’interiorizzazione della figura esterna della madre, e non la madre esterna in sé).

– Condivisione:
Dopo la ristrutturazione, ogni membro del gruppo condivide vissuti simili o che sono emersi nella sua mente nell’osservare lo psicoplay. Le condivisioni devono essere emotive, non si tratta infatti di interpretazioni, spiegazioni, correzioni o riflessioni, ma di emozioni suscitate o di episodi simili che sono venuti in mente.

– Fase di Analisi:
Infine, il regista terapeutico, ovvero il direttore dello psicoplay, rivela le sue osservazioni e, se ritiene che sia il caso, interpreta psicologicamente le dinamiche emerse durante il gioco.

Una variante dello psicodramma in un setting non di gruppo ma individuale a tu per tu con il paziente, influenzato dalla “Sand Therapy” di Dora Kalff, è il “Metodo della Scacchiera” del dott. Rosati.
In essa si fanno scegliere al paziente dei pupazzetti, che rappresentano gli ego-ausiliari dei vari personaggi che hanno partecipato all’episodio traumatico del paziente, e si invita il cliente a disporli su di una scacchiera. Tra questi pupazzetti va sempre inserito anche un personaggio rappresentativo del paziente (il suo doppio).
Si osserverà così la situazione che il paziente porta analizzando la descrizione che dà dei personaggi; i processi in base ai quali ha scelto quel tale personaggio; “cosa comunica” quel personaggio e perché sta in quella posizione; i pattern che si possono notare dalla disposizione dei personaggi; e infine l’interpretazione degli oggetti interiorizzati rappresentati dai personaggi.
Dopo averla analizzata, si chiede al paziente come cambierebbe la situazione rappresentata, ed eventualmente si testa la sua reazione a un cambiamento da parte del terapeuta della struttura della scacchiera. Tutto questo al fine di ristrutturare la situazione, similmente a quanto avviene nello psicoplay standard.

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