Imagery Rescripting

L’Imagery Rescripting (ImRS) è una tecnica evidence-based che ha come scopo quello di migliorare le emozioni negative alterando e riscrivendo (rescripting) i ricordi e le immagini negative dell’individuo.
Al giorno d’oggi viene impiegata per trattare numerose problematiche, come il Disturbo Post-Traumatico da Stress, le conseguenze psicologiche dell’Abuso Infantile, i Disturbi di Personalità, la Depressione, le Fobie, i Disturbi Alimentari, il Disturbo Ossessivo Compulsivo e molte altre ancora (Arntz 2012).

L’uso delle tecniche immaginative è probabilmente nato con l’essere umano: l’impiego dell’immaginazione per cambiare lo stato di coscienza e i processi inconsci è stato alla base delle pratiche di guarigione sciamanica, che hanno almeno 20.000 anni. I metodi di incubazione dei sogni erano impiegati negli antichi templi egiziani di Imhotep e, dal V secolo a.e.v., fiorirono anche nei maestosi templi di Asclepio. Le visualizzazioni meditative delle Divinità nel Buddhismo Tibetano appaiono nell’ VIII secolo e.v., mentre, nel XV-XVI secolo, Ignazio di Loyola promuove la pratica della visualizzazione della vita dei santi nella preghiera. Nella filosofia e medicina occidentale, il termine “Immaginazione” è stato usato da figure chiave come Aristotele, Galeno e Paracelso per riferirsi a significati personali in forma di credenze, atteggiamenti o immagini. Galeno stesso ha partecipato alle forme di incubazione dei sogni da giovane al tempio di Asclepio a Pergamo, ottenendo visioni del Dio.
Nel 1621, Robert Burton scrive nel suo “Anatomia della Melancolia” di come l’immaginazione possa essere usata nella guarigione, riferendosi al “principio dei contrari”, già descritto da Thomas Fienus (1567-1613), dove i medici cercavano di contrastare gli aspetti disturbanti dell’immaginazione inducendo un’immagine opposta che portasse un’emozione contraria.
L’immaginazione verrà poi ripresa dai mesmeristi e quindi dall’ipnosi; inizialmente però il suo potere verrà assegnato a un presunto “magnetismo animale” invece che alla mente (Edwards 2011).

Il metodo che però più di tutti si avvicina all’ImRS viene approfondito e poi strutturato solo con Pierre Janet, che nel suo “L’automatisme psychologique” del 1889 lo chiama “sostituzione immaginativa”.
Successivamente il suo contributo viene ripreso da alcuni ipnoterapeuti, quindi viene poi adattato ed esteso negli anni ’80 da Perls nei metodi della terapia della Gestalt.
Solo recentemente questo strumento è entrato a far parte della Schema Therapy, una delle nuove branche della Terapia Cognitivo-Comportamentale (Edwards 2007).

 

Il processo di Imagery Rescripting, secondo le istruzioni del suo ideatore nella sua forma contemporanea, Arnoud Arntz (Arntz & Jacob 2017; Arntz 2011), percorre le seguenti fasi:

– Fase 1: Il terapeuta fornisce istruzioni di rilassamento, opzionalmente invitando il paziente a immaginare un Posto Sicuro.

– Fase 2: Il terapeuta invita il paziente ad accedere alla situazione stressante attuale e alle relative emozioni negative in immaginazione.

– Fase 3 (“Ponte dell’Affetto”): L’emozione viene mantenuta, ma si spazza via l’immagine della situazione attuale. Si accede invece all’immagine di un ricordo emotivamente stressante associato con l’emozione (solitamente ambientato nell’infanzia).

– Fase 4: Si esplora la situazione passata (“Chi c’è?”, “Cosa sta succedendo?”, “Dove sei?”, “Quanti anni hai?”, “Ci sono altre persone?”, “Come ti senti [dal punto di vista del tuo te stesso da piccolo]?”, “C’è qualcosa che dici o fai?”).
Il focus è sui sentimenti e sui bisogni del bambino del passato.
In questa fase è molto importante fare attenzione ai cinque sensi (“Cosa senti? Che rumori o suoni senti?”, “Che cosa vedi?”, “Ci sono dei profumi o degli odori particolari?”, “Stai toccando qualcosa? Cosa? Fai attenzione a come lo percepisci sulla pelle”, “Stai mangiando o bevendo qualcosa? Ti ricordi il gusto che aveva?”) in modo da rendere l’immagine più vivida e realistica per il paziente.
Una volta che i dettagli fattuali sono chiari, è bene esplorare anche le emozioni (“Che emozioni provi?”), poi i pensieri (“A cosa stai pensando in questa situazione?”) e infine i bisogni (“Di cosa hai bisogno?”).

Durante l’esercizio, qui e lì il terapeuta dovrebbe controllare se il paziente stia immaginando la scena dalla prospettiva del suo sé passato. Se non avviene, il terapeuta istruisce gentilmente il paziente a prendere nuovamente il punto di vista del suo sé bambino.
Similmente, il paziente viene istruito a usare la forma verbale del presente e ad esperire la scena dalla prospettiva “io”. Quindi non “il bambino ha bisogno di” ma “io ho bisogno di”.
In caso di errore, il terapeuta può correggerlo gentilmente.

E’ possibile inoltre far arrivare il paziente a una catarsi emotiva mettendo l’enfasi sul climax, sulla parte più traumatica del ricordo, mentre lo rivive in questa fase.
Le emozioni provate in questo momento vanno amplificate in modo da poter essere espresse e non trattenute; inoltre va richiesto al paziente di concentrarsi su come le percepisce e dove le sente nel corpo.

– Fase 5: Si introduce una figura di aiuto (“helping person”) a cui importano i bisogni del bambino. La figura cambia la situazione in una maniera tale che il bambino si sente al sicuro e i suoi bisogni vengono soddisfatti.
Alcune varianti dell’ImRS sostituiscono la figura di aiuto con il paziente stesso, che in questa fase, a differenza della precedente in cui era passivo, modifica attivamente la situazione, alterandola come vorrebbe che andasse, in modo che i suoi bisogni vengano soddisfatti e che si senta finalmente al sicuro.

– Fase 6: Una volta che l’immediato pericolo è andato via, si approfondiscono i sentimenti di sicurezza e attaccamento.

– Fase 7 (Opzionale): È possibile trasferire la soluzione emotiva nell’immagine dell’infanzia alla situazione o immagine originale ambientata nel presente.

 

 

Concludendo, come abbiamo visto, comparato ad altri approcci orientati al trauma (come ad esempio l’EMDR), l’ImRS include maggiormente la relazione terapeutica: il terapeuta svolge un ruolo molto attivo nella riscrittura, correggendo le esperienze precoci disfunzionali che il paziente ha avuto.
L’ImRS permette di riscrivere le esperienze traumatiche e negative in un contesto nuovo, di dare loro un nuovo significato, di affrontare i bisogni non accolti e di permettere loro un soddisfacimento interiore, in modo da poter essere rielaborati e diventare punti di forza al posto di continuare ad essere punti di debolezza.

 

 

Bibliografia

Arntz, Arnoud. (2012). Imagery Rescripting as a Therapeutic Technique: Review of Clinical Trials, Basic Studies, and Research Agenda. Journal of Experimental Psychopathology, Volume 3, Issue 2, 189–208.

Edwards, D. J. A. (2011). Invited essay: From ancient shamanic healing to 21st century psychotherapy: The central role of imagery methods in effecting psychological change. In: A. Hackmann, J. Bennett-Levy & E. Holmes. Oxford guide to imagery in cognitive therapy (pp. xxxiii-xiii). Oxford: Oxford University Press.

Edwards, D. (2007). Restructuring implicational meaning through memory-based imagery: Some historical notes. Journal of Behaviour Therapy and Experimental Psychiatry, 38, 306-316.

Arnoud Arntz, Gitta Jacob. (2017). Schema Therapy in Practice. An Introductory Guide to the Schema Mode Approach. John Wiley & Sons.

Arntz, Arnoud. (2011). Imagery Rescripting for Personality Disorders. Cognitive and Behavioral Practice, Volume 18, Issue 4, Pages 466-481.

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